La 10 lire è stata una delle monete maggiormente diffuse dell’Italia del secondo dopoguerra, sopratutto nella sua variante più comune, ossia ia Spiga, che è stata coniata ed utilizzata per oltre mezzo secolo. Non tutti sanno che questo taglio monetario è addirittura più antico dell’Italia stessa, identificata come paese unificato, visto che le prime emissioni da 10 lire risalgono al Regno di Sardegna.
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Siamo abituati a concepire la 10 lire come una moneta dal valore limitato, al punto che negli ultimi decenni del secolo questa moneta è stata progressivamente utilizzata sempre meno a causa dell’inflazione. A cavallo tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento invece queste emissioni erano realizzate addirittura in oro ed avevano un valore estremamente elevato.
Tra le emissioni italiane più danarose ed interessanti dal punto di vista numismatico spiccano infatti le prime emissioni da 10 lire, in particolare questa datata 1860, quindi un anno prima della proclamazione del Regno d’Italia. La moneta da 10 lire denominata Re Eletto raffigura il profilo di Vittorio Emanuele II (che diventerà il primo re d’Italia) è stata infatti coniata dalle Regie Province dell’Emilia, presso la zecca di Bologna in poco più di 1100 esemplari. Anche questo valore incide sulla rarità.
E’ realizzata totalmente in oro 900, presenta un diametro di 18.5 mm e un peso di 3.22 grammi.
La moneta presenta il già citato profilo del re, con tanto di anno di coniatura e nome sui due lati, mentre l’altra estremità è contraddistinta dal valore nominale circondato da due rami di alloro, a loro volta contornati dalla scritta REGIE PROVINCIE DELL’EMILIA. Al di sotto è presente anche una B, il simbolo della zecca di Bologna.
Si tratta di un’emissione rarissima, che può valere addirittura 25 mila euro se in perfette condizioni, ma anche una emissione in condizioni “meno perfette” vale diverse migliaia di euro.