L’Intelligenza Artificiale cambierà radicalmente il nostro mondo e, per questo, va regolamentata. Questo, in due assunti, il pensiero del CEO Google Sundar Pichai, che in questi giorni attraversa l’Europa per una serie di conferenza. Il tema principale è proprio l’approccio all’AI. La capacità delle macchine di riconoscere i volti umani, di gestire moli di dati sempre crescenti, e di apprendere dai propri errori, è qualcosa che non può essere lasciata al libero mercato, almeno secondo il numero 1 di Big Mountain.
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L'offerta del giorno
Intervenuto nei giorni scorsi davanti ai membri della Commissione Europea e dopo aver pubblicato un articolo sul Financial Times, Pichai nelle scorse ore ha tenuto un discorso al World Economic Forum di Davos. Più o meno sempre dello stesso tono, e con gli stessi argomenti. E cioè che la tecnologia è ciò che rivoluzionato in meglio la sua vita dalla sua infanzia in India. Ma è anche ciò che lo tiene sveglio la notte al pensiero che non venga regolamentato il suo utilizzo per il bene di tutti, in un mondo sempre più concentrato su sviluppo e profitto.
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Un pensiero da non sottovalutare, tanto più che arriva dai vertici di uno dei soggetti privati più importanti al mondo. Il rischio – continua Pichai nel suo discorso – è duplice. Da un lato il rischio che lo sviluppo tecnologico non sia inclusivo, lasciando indietro moltissime persone. Dall’altro, quello legato alla privacy, con una mancanza di regole che mette a rischio la protezione di tutti i consumatori del pianeta. Nonostante l’applaudito GDPR europeo che segna un primo passo importante.
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Una sfida ancora più impegnativa con l’arrivo dell’AI, che Pichai considera “probabilmente la cosa più rivoluzionaria sulla quale l’umanità abbia mai lavorato”. E che potrebbe non sviluppare un impatto positivo, come nel caso del riconoscimento facciale, utile per ritrovare gli scomparsi, ma pericoloso se utilizzato per sorvegliare presunti “indesiderati”. Pichai spinge sul coinvolgimento di tutti portando l’esempio del cambiamento climatico: non basta l’impegno di uno, serve quello di tutti.