
Twitter ferma la cancellazione degli account inattivi da 6 mesi. Poche ore dopo l’annuncio dell’avvio che riguardava principalmente l’Europa, e l’impossibilità di adeguare ai nuovi standard sulla privacy (GDPR) gli account che non avessero effettuato accesso o twittato per molto tempo, il Social Network ha fermato la procedura.
E la ragione è semplice, e già era stata fatta rilevare pochissimo tempo dopo l’annuncio. Twitter ha ammesso di non aver pensato a cosa sarebbe potuto succedere agli account delle persone decedute. A differenza di quanto già accade con Facebook, infatti, su Twitter non esiste ancora la possibilità di trasformare gli account delle persone decedute in account commemorativi. Twitter avrebbe quindi corso il rischio di dare il classico “colpo di spugna” non solo a quegli account che sono realmente fermi, ma anche a quelli di coloro i quali non possono più aggiornarli per la sopraggiunta morte del titolare. Con sommo dolore delle persone care.
Twitter ha quindi pubblicato un tweet di chiarimento in cui spiega: “Abbiamo compreso l’impatto che la cancellazione avrebbe avuto sugli account dei deceduti. È stata una nostra mancanza. Non rimuoveremo alcun account inattivo finché non creeremo un nuovo modo attraverso il quale le persone possano preservare la memoria delle persone decedute”.
Anche tenendo in considerazione il possibile dolore dei familiari, la questione riporta nel dibattito sul virtuale la domanda sulla morte: sono i nostri account delle versioni eterne di noi stessi? Che destino avranno i nostri dati dopo la nostra morte? Saremo destinati a un futuro in cui dovremo occuparci anche di un “testamento virtuale”? Tutte domande che nascono, ovviamente, con il mutare dei tempi.
Nel frattempo Twitter ha annunciato anche che la propria politica sulla cancellazione degli account inattivi potrebbe essere estesa ad altri stati e inasprita, sempre per migliorare il servizio dedicato agli utenti. Dopo, però, aver trovato la soluzione per gli account delle persone defunte.