La sifilide è causata da T. pallidum, una spirocheta che non può sopravvivere a lungo all’esterno del corpo umano. Il T. pallidum penetra nel corpo attraverso le mucose o la cute, raggiunge i linfonodi periferici nel giro di poche ore, e rapidamente diffonde a tutto l’organismo.

Trasmissione
La sifilide si trasmette attraverso qualsiasi tipo di rapporto sessuale (vaginale, anale e orale) e con il sangue. Una madre infetta può trasmettere la sifilide al nascituro durante la gravidanza (via transplacentare), attraverso il passaggio nel canale del parto e con l’allattamento.
Nello specifico si definisce:
- sifilide acquisita l’infezione contratta dopo la nascita
- sifilide congenita o prenatale quella contratta per via transplacentare
- sifilide connatale quella acquisita al momento del passaggio attraverso il canale del parto.
Il rischio di trasmissione madre-feto è basso prima del 3° mese e aumenta con il progredire della gestazione, il fattore più importante nel determinare la probabilità di trasmissione verticale è lo stadio della sifilide nella mamma: probabilità alta in caso di madre con sifilide primaria o secondaria, intermedia in caso di madre con infezione latente, bassa in caso di infezione tardiva. La gravità dell’infezione fetale non trattata è tanto maggiore quanto più precoce è l’infezione. Oltre la sifilide congenita, le conseguenze includono complicanze ostetriche quali l’aborto tardivo, la morte in utero, l’idrope fetale, il ritardo della crescita e il parto pretermine.